Il Kamishibai (dal giapponese 纸 芝 居, kami = carta e shibai = teatro) è un antico strumento per l’animazione della lettura, un teatro d’immagini utilizzato dai cantastorie e spesso montato sulle biciclette.
Con gli studenti della Scuola Secondaria di primo grado Tibaldi di Cantù abbiamo immaginato, scritto e realizzato una storia per Kamishibai. Attraverso il teatro di carta abbiamo trasformato le singole idee in un’esperienza visiva e ci siamo allenati a lavorare insieme.
Buona visione!
COS’È una regola?
Semplici spunti per stare bene a scuola
La storia è stata scritta per capitoli dalle quattro classi prime dell’Istituto P. Tibaldi.
Abbiamo affrontato il tema delle regole e le abbiamo distinte dalle leggi; ci siamo immaginati e abbiamo scritto una storia tutti insieme seguendo le fasi del viaggio dell’eroe. Una volta create le scenografie, abbiamo perfezionato la sceneggiatura e infine registrato e montato le voci narranti. Per creare le tavole del kamishibai abbiamo giocato con le forme e il pensiero astratto: quelle che vedete sono lo sviluppo di quelle che hanno creato i ragazzi.
Di seguito trovate lo storyboard, con la spiegazione delle tavole e la sceneggiatura completa. Buona lettura!
capitolo 1 – Avere cura

Mi chiamo Thomas Hamilton e sono il preside della Scuola Superiore Bianchi.
Quando sono stato assunto, non avrei mai immaginato che la classe 1H sarebbe diventata il mio incubo peggiore.
L’ingresso della Scuola Superiore Bianchi.

Cartacce in giro, segni sui muri e uno sguardo indifferente e arrogante verso la cura della scuola.
Le bidelle erano esasperate e il timore che questo comportamento si diffondesse nelle altre classi mi faceva rabbrividire.
Il caos regna nella classe 1H.

Le famiglie vennero coinvolte, convocai incontri per discutere la situazione. Tutti erano preoccupati e capimmo di dover trovare una soluzione insieme. Parlandone capimmo che bisognava creare un legame profondo fra gli spazi e chi li viveva ogni giorno: non solo avrebbero dovuto sistemarli, ma anche donare loro un’anima.
Le famiglie, dal canto loro, si impegnano a contribuire con pochi euro a testa per acquistare dei robottini in grado di pulire i pavimenti, alleviando così il lavoro delle bidelle. Era un modo per coinvolgere tutti, riducendo gli sforzi e aumentando il senso di appartenenza.
Robottino che pulisce l’aula aiutando le bidelle.
capitolo 2 – A mancare è il rispetto

La classe 1H non era l’unica a darci problemi. Una classe in particolare sembrava aver perso ogni rispetto per gli insegnanti.
C’era molta confusione e, installare megafoni che ricordassero le regole a cadenza di dieci minuti o, addirittura, di espellere gli studenti non sembravano le idee migliori.
Un megafono che ricorda le regole in ogni audio e il disprezzo per i ragazzi verso la Scuola.

Fu allora che un giovane studente, Michelle, propose di coinvolgere gli studenti nella scelta delle regole: si decise per la creazione di un comitato formato da insegnanti e studenti che lavorasse insieme per riscrivere il regolamento scolastico.
Studenti e insegnanti che non lavorano in sinergia, ognuno fa per sè.

All’inizio, fu chiaro a tutti, in pochi erano d’accordo. Poi, ad un certo punto, così lentamente da neanche accorgersene, tutti cominciarono ad osservare che le lezioni erano più partecipate e, soprattutto, silenziose.
Il rispetto era tornato, anche in 1F.
In classe è tornata una collaborazione autentica e proficua.
capitolo 3 – perchè fare i compiti?

Nella classe successiva, il problema era una vera e propria ribellione contro i compiti. Gli studenti erano stanchi di doverli fare e avevano deciso di boicottarli.
Quando venne alla luce il motivo di questa protesta, mi resi conto che la soluzione doveva provenire direttamente dagli studenti stessi.
Gli studenti boicottano i compiti.

Durante un’assemblea in classe, emersero proposte sorprendentemente mature dagli studenti.
Suggerirono di non valutare più le insufficienze e di concentrarsi, invece, sull’apprendimento e sulla crescita personale. Inoltre, progettarono un aumento del tempo scuola per permettere a tutti di seguire le lezioni senza sentirsi oberati dai compiti.
Le famiglie iniziano a riflettere e a lavorare insieme.

La soluzione proveniva dagli stessi ragazzi che un tempo si ribellavano, dimostrando che, quando ascoltati, possono essere una risorsa preziosa per migliorare il sistema scolastico.
La scuola torna a funzionare e gli studenti tornano a seguire il ritmo della scuola.
capitolo 4 – Arrivano i vandali

Era una mattina come tutte le altre, ma quando arrivai a scuola mi accorsi che la situazione era completamente fuori controllo: quella che stavo guardando assomigliava ad un vero atto vandalico!
Banchi ribaltati, muri tutti sporchi di colore, finestre rotte, porte sfondate. Insomma, la scuola si stava sgretolando davanti ai miei occhi. Capii di dover prendere in mano la situazione, e anche in fretta.
In classe i banchi sono danneggiati e rotti.

Non capivo quali provvedimenti poter prendere: misi un cartello con scritto “Provate a mettervi nei nostri panni e pensate alle vostre azioni”. Le mie parole furono inutili, e i comportamenti non sembravano cambiare. Cercammo di sistemare il sistemabile, e passarono i giorni.
Quel martedì gli studenti della 1G non potevano crederci: entrando trovarono tutto rovinato, proprio come qualche giorno prima. Non avrebbero potuto fare lezione in quel modo. Uno studente, mai visto prima, stava prendendo a calci la macchinetta del caffè. Un altro prendeva a calci la porta dei bagni.
Il caos regna nella scuola.

Gli studenti sentivano qualcosa da dentro, un mix di rabbia, senso di ingiustizia e frustrazione: quella era la loro scuola. Vennero subito a lamentarsi da me, io li liquidai velocemente, avevo altro a cui pensare, quelle scene continuavano. Alle 13.00 una sedia volò fuori dalla finestra. Quello fu davvero troppo. Vidi gli studenti riunirsi in cortile, democraticamente si organizzarono per trovare una soluzione. Ero sorpreso, e come me tutti gli insegnanti. Sentivo che qualcosa si stava muovendo.
Alle 14 un forte rumore arrivò dall’Aula magna, sembrava un’esplosione. Tutti gli studenti accorsero. Velocemente tutti capirono: era stato un teatro.
L’esplosione delle ore 14.00 vista dall’esterno della scuola.